L’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha bloccato, con effetto immediato, il trattamento dei dati degli utenti italiani da parte delle società cinesi Hangzhou DeepSeek e Beijing DeepSeek. Si tratta di un intervento urgente volto a prevenire possibili violazioni della normativa europea sulla privacy, in particolare del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).
Le ragioni del provvedimento contro DeepSeek
DeepSeek è un software di intelligenza artificiale relazionale, progettato per analizzare le conversazioni umane. Di recente diffusione globale, ha già accumulato milioni di download. Tuttavia, l’uso dei dati raccolti dagli utenti italiani ha destato serie preoccupazioni. In risposta al Garante, le società coinvolte hanno dichiarato di non operare in Italia e di non essere soggette alle normative europee, una posizione ritenuta insufficiente dall’Autorità.
Il Garante ha quindi disposto l’immediata limitazione del trattamento dei dati, avviando contestualmente un’istruttoria per verificare i rischi connessi alla gestione delle informazioni personali.
Le richieste del Garante per chiarire il trattamento dei dati
Il 28 gennaio 2025, il Garante aveva già inviato una richiesta di informazioni alle due società, evidenziando il rischio per la privacy di milioni di utenti italiani. In particolare, l’Autorità ha chiesto chiarimenti su:
- Tipologia di dati raccolti: Quali informazioni personali vengono acquisite attraverso il servizio DeepSeek?
- Origine dei dati: I dati provengono dagli utenti o da altre fonti, come il web scraping?
- Finalità del trattamento: Per quali scopi vengono utilizzate le informazioni personali?
- Base giuridica: Quali normative giustificano il trattamento dei dati?
- Localizzazione dei server: I dati sono conservati su server situati in Cina o in altri Paesi?
Le società hanno venti giorni per fornire una risposta esaustiva.
La questione del web scraping e i rischi per la privacy
Uno degli aspetti critici dell’indagine riguarda l’uso del web scraping, una tecnica che consente di raccogliere dati dai siti web senza il consenso degli utenti. Se confermata, questa pratica potrebbe rappresentare una grave violazione delle leggi europee sulla privacy, mettendo a rischio informazioni personali di persone inconsapevoli.
La sfida della regolamentazione dell’intelligenza artificiale
Il caso DeepSeek evidenzia le difficoltà legate alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale in un contesto globale. Le tecnologie AI necessitano di grandi quantità di dati per migliorare le loro prestazioni, ma ciò deve avvenire nel rispetto delle normative sulla protezione delle informazioni personali. Il GDPR, in questo senso, stabilisce standard rigorosi che le aziende, anche quelle straniere, sono tenute a rispettare quando operano in Europa.
Inoltre, il caso sottolinea l’importanza di una cooperazione internazionale per garantire che i diritti alla privacy siano tutelati in ogni Paese in cui le aziende tecnologiche offrono i loro servizi.
Conclusioni: la protezione dei dati è una priorità
Con il provvedimento su DeepSeek, il Garante Privacy ha ribadito l’importanza di un controllo rigoroso sulle attività di trattamento dei dati personali. La rapida evoluzione dei servizi digitali e delle tecnologie AI richiede una vigilanza costante per prevenire abusi e garantire il rispetto dei diritti fondamentali degli utenti.
Questo episodio funge da monito per le aziende tecnologiche: la conformità alle normative sulla protezione dei dati non è un’opzione, ma un requisito essenziale per operare nei mercati regolamentati.
Leggi la nota del Garante Privacy.